Guatemala: terrore e impunità
È uno stillicidio di stragi, omicidi mirati, agguati, imboscate, minacce a leaders popolari, indigeni, sindacali, ambientalisti, difensori dei diritti umani, attivisti ed esponenti, anche di rilievo, della Chiesa Cattolica. Come se il tempo, quel "brutto tempo" del genocidio, non passasse mai, ma continuasse sotto la parvenza di una democrazia, asservita agli interessi di un'oligarchia ottusa, pronta di difendere a mano armata i propri privilegi, fondati sull'esproprio della terra e delle risorse naturali, sullo sfruttamento della forza-lavoro, sul razzismo nei confronti della popolazione indigena.
L'8 Marzo 2013, è stato assassinato Carlos Hernández, attivista del movimento contadino e indigeno riunito intorno all'associazione Nuevo Día, partner dei nostri progetti nel Paese centroamericano. Giorni prima, aveva denunciato il disboscamento selvaggio di una zona montagnosa nell'area Maya Ch'orti', nel Sud-Est del Guatemala, che sta seccando una sorgente di acqua, vitale per la comunità locale. Facendo nomi e cognomi degli autori del disastro ambientale e dei funzionari compiacenti. Le minacce non sono tardate ad arrivare. Carlos è riuscito ad evitare il peggio per qualche giorno. Ma, gli assassini hanno atteso che viaggiasse da solo per sparargli vari colpi d'arma da fuoco.
Decine di attivisti e dirigenti di quel movimento sono costantemente minacciati. Idem dicasi per tanti altri movimenti popolari, contadini, indigeni guatemaltechi.
In coro, chiedono giustizia - alleghiamo la petizione di Amnesty International - , la fine di questo clima di terrore, di poter manifestare le proprie opinioni senza rischiare la vita, di vivere in pace e lavorare dignitosamente. Ci associamo a queste elementari richieste. Continueremo a sostenere la loro lotta per una società più giusta, in pace e armonia con l'ambiente. Se vuoi darci una mano...