«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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375 associazioni europee dicono NO TTIP

Proteggere i cittadini, i lavoratori, l'ambiente, dalle minacce che deriverebbero dall'approvazione del controverso TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership, l'Accordo di Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti). È quanto chiedono 375 organizzazioni  della società civile di 25 Paesi europei - tra cui la nostra Alternativa Nord/Sud per il XXI secolo (ANS-XXI ONLUS), che ha trattato il tema più volte; vedi qui e qui -, in una lettera aperta inviata il 3 Marzo 2015 agli europarlamentari.

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Attualmente, le commissioni del Parlamento europeo stanno discutendo un progetto di risoluzione sui negoziati TTIP, il cui voto è previsto nel Maggio 2015, che non sarà giuridicamente vincolante per i negoziatori, ma rappresenterà comunque un segnale politico significativo, dal momento che qualsiasi accordo finale dovrà essere votato dall'Europarlamento.
«Il TTIP è un tentativo di colpo di stato delle grandi corporazioni – sostiene Pia Eberhardt di Corporate Europe Observatory, organizzazione che monitora le attività delle lobbiesin cui le grandi imprese di entrambe le sponde dell'Atlantico stanno cercando di ottenere, tramite negoziati segreti, ciò che non poteva essere raggiunto in processi aperti e democratici, dall'annacquamento delle norme di sicurezza alimentare al ritorno alla regolamentazione del passato in campo finanziario».
Per Paul de Clerk, di Friends of the Earth Europe, una delle organizzazioni ambientaliste più importanti d'Europa, «il TTIP è come un cavallo di Troia. Alla fine, si scopre che tutto si riduce ad un abbassamento degli standards di qualità degli alimenti, dell'ambiente e delle norme sul lavoro, e al sacrificio dei diritti democratici in nome degli interessi corporativi. Gli eurodeputati dovrebbero respingere con forza i pericoli contenuti nel TTIP, come dare alle aziende nuovi e ampi poteri per citare in giudizio i governi portandoli in tribunali di parte».
Il riferimento è all'ISDS (Investor-state dispute settlement), il meccanismo giuridico che dovrebbe risolvere le controversie fra Stati ed imprese private.
Erich Foglar della Federazione Sindacale Austriaca (ÖGB) afferma: «I sindacati non appoggeranno accordi che porteranno alla perdita di posti di lavoro, all'aumento delle disuguaglianze e all'indebolimento della democrazia».
Nella lettera aperta, le organizzazioni firmatarie chiedono innanzitutto trasparenza: «Tutti i documenti relativi ai negoziati TTIP, incluse le bozze dei testi consolidati, devono essere resi pubblici per permettere un dibattito pubblico aperto e un esame critico» degli stessi. In effetti, si denuncia, «i negoziati si svolgono a porte chiuse, senza una completa ed effettiva consultazione pubblica. Ai gruppi lobbistici del mondo degli affari è concesso un accesso privilegiato alle informazioni e l'opportunità di influenzare i negoziati».
L'opposizione al TTIP sta crescendo in tutta Europa. Di recente, oltre un milione e mezzo di persone hanno firmato la petizione della European Citizens’ Initiative agli europarlamentari di interrompere i negoziati sul TTIP e non ratificare l'accordo UE-Canada, noto come CETA.
In Italia, è da tempo attiva la campagna Stop-TTIP.

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