Migranti, profughi, rifugiati
Del dilemma accoglienza/respingimenti, di quel che si fa e non si fa, di cosa si può fare e cosa no, di quel che si dovrebbe o potrebbe fare e, invece, non si fa, a livello italiano, ma, soprattutto, europeo, abbiamo discusso con Chiara Favilli (nella foto), docente di Diritto dell’Unione Europea all'Università di Firenze e collaboratrice dell'Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), in una serata tanto interessante quanto partecipata del primolunedìdelmese (8 Giugno 2015). Buon segno, di questi tempi (bui)!
Come è noto, le regioni italiane, i cui presidenti si oppongono all'arrivo di nuovi profughi, non sono fra le più accoglienti in questo senso.
Secondo dati del Centro Astalli di Vicenza, presentati all'incontro, i migranti arrivati e registrati nella provincia berica, fra il Marzo 2014 e il 2015, sono stati 1.487. Dei quali, ai primi di Giugno, soltanto 530 erano ancora presenti.
In gran parte (43,8%) ospitati nel capoluogo, il resto in una ventina di altri Comuni.
Siriani (366, 25%) ed eritrei (318, 21%), i gruppi più numerosi; i quali, però, hanno tutti già lasciato il territorio vicentino.
Nel 2014, ha ricordato Favilli, sono stati 170 mila i migranti arrivati in Italia, pari ad un aumento del 277% rispetto al 2013. Di essi, tuttavia, solo 64.625 persone hanno richiesto asilo in Italia, pari ad un aumento del 143% rispetto al 2013, quando erano state 26.920. E le altre 105 mila circa? Evidentemente, hanno preso altre rotte verso altri Paesi europei...
Nello stesso anno, la Germania ha ricevuto 202 mila richieste di asilo, la Svezia 81 mila e la Francia altre 64 mila. Da cui si evince che, in rapporto alla popolazione nazionale, l'Italia si trova ancora più in basso nella graduatoria europea dell'accoglienza.
Secondo i dati ancora parziali del 2015, il numero di "arrivi" nel territorio italiano è destinato a superare le cifre del passato. Di qui, l'emergenza umanitaria in cui siamo coinvolti. Per un'analisi delle prospettive di "soluzione" della stessa, che sono complesse, difficili e, probabilmente, non immediate, rimandiamo a questo recente articolo di Chiara Favilli.