«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / Una storica sentenza: condannate le multinazionali delle banane

L’11 dicembre scorso, alla vigilia del voto che ha tolto l’immunità parlamentare di Arnoldo Alemán, la giustizia nicaraguense, con una sentenza senza dubbio storica, ha condannato tre multinazionali -la Shell Oil Company, la Dow Chemical e la Standard Fruit Company – a pagare quasi 490 milioni di dollari a 583 ex lavoratori e lavoratrici delle piantagioni di banane nella zona nord-occidentale del Paese, che hanno contratto diversi disturbi, malattie e malformazioni, a causa del pesticida Nemagon, che tali multinazionali hanno prodotto, esportato, commercializzato ed applicato in Nicaragua (vedi bollettino scorso).

Di Marco Cantarelli.

Per anni, migliaia di persone, che lavoravano nelle piantagioni o che vivevano nei pressi delle stesse, sono venute a contatto con questa sostanza chimica – il dibromocloropropano (DBCP) –, senza alcuna protezione e senza alcuna informazione sui terribili effetti che tale pesticida può causare sugli esseri umani e sugli ecosistemi. Ciò, nonostante gli Stati Uniti avessero bandito tale prodotto fin dal 1977.
Per Victorino Espinales Reyes, presidente dell’associazione che riunisce tutti i denuncianti (ASOTRAEXDAN) si tratta di un «primo importante passo, frutto anche della marcia del novembre scorso in difesa della legge 364», approvata nel gennaio 2001 a tutela di quanti denunciano l’uso del DBCP, «un segnale incoraggiante per i prossimi processi», giacché sono ancora molte la cause intentate, «perché questa sentenza crea un precedente, da cui sarà difficile tornare indietro e di cui qualsiasi giudice dovrà tenere conto».
Tuttavia, delle multinazionali denunciate soltanto tre sono state riconosciute colpevoli. Si aspetta di conoscere i motivi di ciò. Resta il fatto che nei mesi scorsi, uno degli avvocati che per anni ha rappresentato i membri della ASOTRAEXDAN, ha deciso, senza consultare i propri assistiti, di chiedere al tribunale di escludere dal processo la Chiquita Brands, la Occidental Chemical, e la Del Monte. I denuncianti, ovviamente, non hanno gradito la mossa. ASOTRAEXDAN sospetta che dietro vi siano state forti e “convincenti” pressioni delle multinazionali in questione. Sta di fatto che molti denuncianti hanno rotto i rapporti con lo studio di avvocati fin qui contrattati, affidando la propria rappresentanza  legale ad altri.
Le sentenze dovranno ora passare alla Corte Suprema di Giustizia che dovrà autenticarle e inviarle al Ministero degli Esteri, che dovrà procedere parimenti. Quindi, verranno inviate al consolato nicaraguense a Washington che le inoltrerà al Dipartimento di Stato statunitense e, poi, al Dipartimento della Giustizia, sempre a Washington, il quale convocherà le multinazionali condannate per la sentenza in territorio statunitense. Difficile prevedere i tempi per la sentenza definitiva negli Stati Uniti, ma il primo grande passo è stato fatto. Merito anche della campagna internazionale su questa questione, cui abbiamo dato anche il nostro modesto contributo.
Dal canto loro, le multinazionali hanno già fatto sapere di non essere disposte a pagare le cifre richieste dai lavoratori delle bananeras. Per i malati di cancro, l’indennizzazione richiesta è di 4 milioni di dollari; per chi soffre problemi di fertilità, la somma è invece di 250 mila dollari. Tuttavia, le multinazionali si dicono disposte a pagare non più di 7 mila dollari per caso, giacché si tratta di nicaraguensi, non di statunitensi e, si sa, il valore della persona umana è diverso a seconda di dove sia nata...

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