«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NORD/SUD / Cosa sono le "maquilas"

Di Marco Cantarelli.
Scheda / Cosa sono le maquilas
Per chi ci segue da antica data, questa scheda apparirà superflua. Di maquilas abbiamo parlato tante volte. In particolare, vi rimandiamo al supplemento del n. 10 dell’Ottobre 1999 per un approfondimento sulla condizione femminile nelle maquiladoras in Honduras. Anche se l’abbiamo puntualizzato più volte, repetita juvant: il termine deriva dall’arabo makíla (si pronuncia così anche in spagnolo), che anticamente stava a indicare la quota di macinato che il contadino era solito riconoscere al proprietario del mulino per il suo servizio.
Oggi, con maquila o maquiladora , vale a dire la fabbrica che “machila”, si intende quella fabbrica in cui del capitale straniero, in via diretta o, assai più frequentemente, tramite imprese locali subcontrattate allo scopo, controlla l’intero ciclo produttivo e, pure, la commercializzazione finale del prodotto. Non solo, il datore di lavoro è solito fornire anche la materia prima che viene lavorata, spesso facendola arrivare da altre maquiladoras site in altri Paesi; comunque sia, senza che tale processo produttivo significhi un reale “valore aggiunto” all’economia del Paese ospitante.
Del resto, la tecnologia solitamente impiegata nelle maquilas è di basso livello, tale da non richiedere particolare formazione professionale della manodopera, ma anche da consentire un rapido trasloco di queste fabbriche verso altri lidi, qualora si presentino migliori condizioni o, viceversa, vengano meno determinati presupposti.
Per attirare le maquiladoras, molti governi dei paesi dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa e, da qualche anno, anche dell’Est europeo, sono soliti offrire fortissime agevolazioni fiscali e altri vantaggi.
Di solito, le maquilas sorgono in zone franche, prossime a porti marittimi ed aeroporti, da cui il prodotto può essere rapidamente inviato ai mercati dei paesi del Nord. Una zona a forte presenza di maquilas è, infatti, la frontiera nord messicana, dove molte maquilas si sono insediate a seguito del trattato NAFTA (North American Free Trade Agreement), sul libero commercio fra USA, Canada e México.
In America Centrale, le maquilas sono soprattutto, anche se non esclusivamente, tessili. Vi lavorano, in grande maggioranza, donne giovani e giovanissime, sottoposte a pesanti pressioni psicologiche, financo molestie sessuali.
In queste fabbriche, la sindacalizzazione delle maestranze è, di fatto, vietata. Le condizioni lavorative sono perlopiù insalubri e il clima generale che vi si respira è spesso repressivo.
Un termine crescentemente usato in Italia – dove, è utile rammentarlo, pure vi sono maquilas... – per indicare questo tipo di imprese è “laboratori contoterzisti”.
Una delle caratteristiche di tale fenomeno produttivo, figlio della globalizzazione neoliberistica, è l’estrema volatilità del capitale investito in queste fabbriche. In altri termini: la bassa professionalizzazione richiesta, il più o meno basso (a seconda dei casi) investimento in macchinari, la grande disponibilità di manodopera a buon mercato, la ipersensibilità rispetto ai vantaggi relativi offerti da altri governi, sono tutti fattori che fanno sì che queste fabbriche possano essere spostate facilmente da un Paese all’altro, quando le condizioni produttive locali non siano più ritenute convenienti da chi detiene il controllo della catena produttiva.
Purtuttavia, con il passare degli anni, molte maquilas vanno perdendo il loro carattere di “provvisorietà”. Anche se qualche maquila ogni tanto abbandona il campo o si trasferisce, le maquilas continuano a creare migliaia di posti di lavoro l’anno e la produzione maquilera è ormai una variabile economica importante in tutti i paesi che ospitano tali fabbriche. Tanto che è difficile immaginare una loro improvvisa e definitiva uscita di scena. Ciò implica anche che una nuova classe lavoratrice va forgiandosi in queste imprese.

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