«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío e altre fonti.
Daniel Ortega, segretario politico del Fronte Sandinista di Liberazione NazionaleI miei avversari si rendono conto che la rappresentatività di Daniel nel Fronte [Sandinista] è frutto di una accumulazione che non si può trasferire. La leadership non si trasferisce. Se noi fossimo andati alle ultime elezioni con un altro candidato, chissà se saremmo arrivati al 30% dei voti. Per questo, i nostri avversari puntano a liquidare la figura di Daniel Ortega, perché si rendono conto che in questo momento storico rappresenta la forza coalizzante del sandinismo, che garantisce al sandinismo la possibilità di prendere di nuovo il potere... Io sono sempre stato disposto a dare questa battaglia [come candidato presidenziale]... E comprendo il ruolo che mi tocca giocare in questa fase della storia. Ho la responsabilità storica di lottare per portare nuovamente il Fronte al governo. Credo che le condizioni siano ogni giorno più favorevoli. Questa situazione che stiamo affrontando ora [la scarcerazione di Alemán per negoziare con lui un nuovo patto] comporta dei costi per noi. Non lo nego. Alcuni compagni che non possono capire si possono sentire colpiti per tutto ciò che sta accadendo, soprattutto per il peso della campagna che il governo promuove nei mass-media... Ma supereremo questo momento. E continueremo nel processo di accumulazione di forze. (Stralci da un’intervista apparsa su La Prensa il 30 Novembre 2003.)
Pressioni diplomatiche internazionaliSiamo molto preoccupati. Il Nicaragua è un Paese che sembra fare di tutto per non essere aiutato, né sostenuto. Dà pena [vedere] come un piccolo gruppo di politici si mettano a distruggere il potenziale del Paese per ragioni personalistiche. Se l’ex-presidente Alemán tornasse in libertà e aspirasse ad una nuova candidatura, sarebbe un colpo durissimo per il Nicaragua, come se in Guatemala Ríos Montt avesse vinto le elezioni. Un ritorno di Daniel Ortega o di Arnoldo Alemán alla presidenza eliminerebbe il Nicaragua dal teatro della discussione. Resterebbero completamente isolati nella regione e, forse, nel mondo. Noi non finanzieremo questi due signori. Cancelleremo il Nicaragua dalla mappa. (Dichiarazioni di una fonte diplomatica anonima, citata dal quotidiano La Prensa, il 5 Dicembre 2003.)

Ernesto Cardenal, poeta, già ministro sandinista della Cultura e monaco trappistaC’è Daniel Ortega dietro tutto ciò, quello che ha distrutto la rivoluzione, che ha tradito Sandino, che ha tradito se stesso, che ha tradito il popolo del Nicaragua e ora viene un altro tradimento: la liberazione di Alemán si deve a lui. Tutti i disastri che stiamo vivendo ora li dobbiamo a lui. (Dichiarazioni pubbliche riportate da vari media il 29 Novembre 2003.)

Sergio Ramírez, scrittore, già vicepresidente della RepubblicaÈ il Paese, in fin dei conti, quello che viene sacrificato. Ortega ha dichiarato, in risposta, che la cooperazione internazionale non serve comunque a niente, e che il Nicaragua non ne ha bisogno, una affermazione che ha solo sortito l’effetto di creare più stupore. Ortega ha proposto ad Alemán, facendolo uscire dal carcere, un’alleanza antimperialista, il che può far sorridere: Arnoldo Alemán che si dichiara nemico mortale degli Stati Uniti. Ma abbiamo già visto troppi assurdi diventare realtà in un Paese dove il piombo galleggia e il tappo di sughero affonda. Sarebbe, in ogni caso, la più formidabile cortina fumogena che sia mai stata alzata in Nicaragua per occultare i più formidabili atti di corruzione che si siano mai dati. (Da un articolo apparso su El Nuevo Diario il 4 Dicembre 2003.)

Gioconda Belli, scrittrice e poetessaI canti della Purísima, la Gritería, hanno coinciso quest’anno con la sentenza contro Arnoldo Alemán. Quanta distanza separa il popolo fervente che canta alla purezza di Maria dai suoi politici! ... Le sentenze giudiziarie emesse durante la Gritería non sono altro che l’opera del nostro machiavellico principe creolo Daniel Ortega... Se nel nostro Paese non ci decidiamo a fare i passi che siano necessari per annullare il patto originale ed eliminare per sempre dal nostro sistema elettorale la rielezione, continueremo a somigliare ad un cane che si morde la coda... Amare il Nicaragua oggi significa lottare perché sia abrogato il patto del 2000, per una nuova riforma costituzionale o per un decreto, in ultima istanza, che elimini la rielezione... Un popolo che ha saputo rovesciare tiranni, che ha affrontato carri armati e bombardamenti, non può intimorirsi di fronte a questo funesto duo [Ortega e Alemán] che continua a metterci con le spalle contro la parete: senza potere muoverci, ridere e sempre più miseri e disperati... Abbiamo bisogno di una “gritería per la patria”. (Frammenti di un testo apparso su El Nuevo Diario il 10 Dicembre 2003.)

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