NICARAGUA / Canale interoceanico: “fermate quel progetto!”
Pochi giorni prima che iniziasse a Parigi la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, nota come COP21, in cui il mondo ha discusso su come frenare i cambiamenti climatici in atto nel pianeta, Papa Francesco affermava nella sede ONU di Nairobi, in Kenia: «Sarebbe triste e, oserei dire, persino catastrofico, che gli interessi di pochi prevalessero sul bene comune e portassero a manipolare l'informazione per proteggere i loro progetti». È esattamente quanto ha fatto il governo del Nicaragua nell'approvare il progetto di Canale Interoceanico, passando sopra ai rischi e alle minacce e attentando al bene comune.
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Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Il 5 Novembre, in un evento celebrato senza la presenza di media indipendenti, il governo del Nicaragua ha reso noto di aver approvato lo Studio di Impatto Ambientale e Sociale (EIAS, nell'acronimo in spagnolo, ndr) per la costruzione del Canale Interoceanico, nonostante i molti rischi che lo stesso studio segnala e le lacune del documento presentato dalla società Enviromental Resources Management (ERM), che lo ha redatto su incarico del gruppo cinese Hong Kong Nicaragua Canal Development (HKND).
L'EIAS è stato realizzato in appena 17 mesi, un tempo con ogni evidenza troppo breve per valutare gli impatti di un'opera che, qualora venisse realizzata, sarebbe la più grande impresa ingegneristica nella storia dell'umanità.
Lo studio è stato presentato in Maggio al Ministero dell'Ambiente nicaraguense. Il Ministero lo ha approvato, senza però rendere pubbliche le motivazioni di tale decisione, sebbene sarebbero di estremo interesse per il Paese. Dopodiché, sul sito web del gruppo HKND sono state pubblicate le conclusioni di tale studio. Quindi, giorni dopo l'approvazione da parte governativa, ERM ha messo in rete le 14 mila pagine dell'EIAS.
Il secondo seminario della UCA dedicato al Canale
Dal momento che, prima dell'approvazione governativa, né la popolazione che ne patirà le conseguenze, né gli scienziati nicaraguensi sono stati consultati in merito all'EIAS, presentato soltanto in poche occasioni ad un pubblico selezionato e favorevole al governo, l'Accademia delle Scienze del Nicaragua (ACN) ha invitato 15 esperti internazionali ad analizzare le migliaia di pagine di questo documento, invitandoli a Managua per un confronto con omologhi nicaraguensi per esaminare un progetto che, se realizzato, trasformerà il Paese.
All'invito hanno risposto vari scienziati interessati e solidali. Così, il 19 e 20 Novembre 2015, l'Università Centroamericana (UCA) di Managua, retta da gesuiti, ha ospitato scienziati in diversi campi del sapere, giunti a proprie spese in Nicaragua e rinunciando a qualsiasi compenso, per condividere le loro esperienze e conoscenze. Nell'Aula Magna dell'Università intitolata a César Jerez (rettore della UCA negli anni '80, ndr), ha così avuto luogo, ad un anno dal primo, il secondo workshop, della durata di due giorni, che la UCA ha promosso sul Canale.
Nell'inaugurare il seminario, l'attuale rettore della UCA, José Idiáquez, ha reso noto che nel Luglio del 2015, le autorità accademiche delle 31 università dei gesuiti in America Latina, raggruppate nella AUSJAL e riunite a Managua, hanno ricevuto dal suo presidente, il gesuita Fernando Fernández Font, il mandato di studiare in tutte le facoltà l'enciclica Laudato Sì di Papa Francesco, nell'ambito di un più ampio progetto intrapreso dai gesuiti di tutto il mondo in tutte le istituzioni educative, denominato Healing Earth (Guarendo la Terra), ispirato al documento pontificio.
Obiettivo di questa iniziativa, «coinvolgere gli studenti in una formazione trasformatrice». Già prima dell'enciclica di Papa Francesco, la Compagnia di Gesù aveva pubblicato nel 2011 un documento intitolato “Guarire un mondo ferito”, in cui il superiore generale dell'Ordine, Adolfo Nicolás, esortava tutti i gesuiti a raddoppiare il proprio impegno nella cura dell'ambiente. Niente di più pertinente, quindi, che la UCA ospitasse un workshop per discutere di un mega-progetto che, se realizzato, rappresenterà una “ferita” che dividerà il Nicaragua in due.
Che impatto avrà il Canale?Il seminario si è articolato in due sessioni aperte al pubblico e altre due con tre gruppi di lavoro – acqua e sedimenti; biodiversità; impatti economici e sociali – per consentire agli esperti internazionali di discutere l'EIAS con i colleghi nicaraguensi. Da parte sua, il governo ha vietato a professori e studenti delle università pubbliche di assistere all'evento, anche se alcuni hanno disatteso tale imposizione.
La domanda di fondo ricorrente nel dibattito era: su che base il governo sostiene che il Canale avrà “un impatto positivo netto”, ragion per la quale avrebbe approvato l'EIAS, mentre il gruppo HKND interpreta l'approvazione come il via libera definitivo per avviare i lavori di costruzione del Canale?
Gli scienziati nicaraguensi ed internazionali – ingegneri, ecologi, biologi, geomorfologi, economisti ambientali, esperti di acqua, biodiversità, biologia marina, biochimici... – hanno scavato nelle calcolate «ambiguità e lacune», a loro dire, contenute nelle migliaia di pagine dell'EIAS per dimostrare che tale affermazione è propagandistica, dettata da interessi politici, priva di base scientifica e che, sia l'avallo del governo che gli entusiastici annunci di HKND, non trovano fondamento nell'EIAS, che piuttosto mette in guardia dai gravi rischi che comporta il progetto.
C'è bisogno di nuovi studiNella sessione inaugurale, il presidente dell'Accademia delle Scienze del Nicaragua, Manuel Ortega Hegg, ha affermato che l'aver messo in rete a disposizione del pubblico le 14 mila pagine dell'EIAS «non pone rimedio alla mancanza di trasparenza» che ha caratterizzato il progetto, da quando, nel Giugno 2013 è stata approvata la Legge n. 840 che ha concesso all'imprenditore cinese Wang Jing la facoltà di costruire il Canale. Anche ora, in occasione dell'approvazione dell'EIAS, ha aggiunto, «prima si decide e poi si informa su quanto deciso».
Il presidente della ACN ha sottolineato un aspetto fondamentale: l'EIAS sostiene che altri 7 importanti, complessi e prolungati studi aggiuntivi vanno fatti: fra gli altri, una valutazione sismica dettagliata; analisi delle misure di mitigazione per controllare la salinità del lago Cocibolca; profili della batrimetria del lago; bilancio idrico nazionale. E «dato che il canale attraverserebbe diverse località ad alto rischio» ha ricordato che l'EIAS propone che «un gruppo di esperti indipendenti possa revisare il progetto di Canale prima che il governo del Nicaragua dia l'approvazione finale». Di fronte a tali raccomandazioni, l'approvazione da parte governativa dimostra una totale mancanza di serietà.
Il rischio di un'opera incompiutaLo scienziato nicaraguense José Pedro Álvarez, capo del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale della Rice University del Texas, esperto, tra l'altro, di nanotecnologie, è stato uno dei due coordinatori del seminario. Ha ricordato quanto sostenuto in riunione organizzata da ERM nel Marzo 2015 presso l'Università Internazionale della Florida, per presentare un'anticipazione dell'EIAS: «In quell'occasione, segnalammo che si trattava di un testo preliminare e superficiale, e ora lo ribadiamo».
Álvarez ha ripetuto quanto dichiarato in occasione di precedenti visite in Nicaragua e a proposito del Canale: «Ciò che temo è che inizino i lavori ma che restino a metà del guado, lasciando il Paese deturpato». Secondo Álvarez, l'EIAS mette in guardia su tale possibilità e avverte del danno che ciò potrebbe causare.
Tutti gli scienzati intervenuti al workshop hanno concordato nel giudicare l'EIAS uno studio preliminare e superficiale, contenente analisi inadeguate, che non tiene conto degli standards internazionali, carente di dati quantitativi imprescindibili, pieno di ipotesi e descrizioni, piuttosto che valutazioni. In breve, bollandolo come «uno studio fatto alla scrivania».
Finanziariamente insostenibile in quanto ambientalmente insostenibileAll'oceanografo nicaraguense Salvador Montenegro è toccato analizzare quanto riportato dall'EIAS in relazione al Grande Lago di Nicaragua, il Cocibolca, uno specchio d'acqua di oltre 8 mila chilometri quadrati, il lago tropicale più grande d'America: «non una pozzanghera qualsiasi», ha esordito Montenegro, risaltando l'enorme importanza di questo tesoro naturale.
Tra le altre cose, Montenegro ha sottolineato i possibili e ottimali usi che potrebbe avere il lago: dare da bere alla popolazione nicaraguense, potabilizzando la sua acqua, anche al fine di venderla; irrigare su larga scala le fertili pianure del versante pacifico nicaraguense; la pesca e altre finalità turistiche. Montenegro si è rammaricato che l'EIAS non consideri come perdite il fatto che il Canale cancelli tali opzioni.
Esperto dei continui movimenti causati dai venti nel Cocibolca, che sono una delle sue caratteristiche, Montenegro si è soffermato sulla leggerezza con cui l'EIAS ha valutato tale problema, avendo misurato per soli 5 secondi e soltanto in 2 punti del lago la velocità dei venti. Ed ha ricordato, inoltre, come il vento costante che soffia sul lago muova in continuazione migliaia di tonnellate di sedimenti, che potrebbero arrivare ad ostruire la “trincea” che si dovrebbe aprire per creare il Canale. Pertanto, Montenegro ha ribadito che l'insostenibilità finanziaria del Canale si deve precisamente alla sua insostenibilità ambientale, dovuta alle peculiari caratteristiche di questo specchio d'acqua.
Sedimenti: la rovina del Grande LagoPer aprire la trincea di 270 chilometri di lunghezza, che nel Cocibolca attraversato longitudinalmente dovrà avere 30 metri di profondità, l'EIAS prevede di estrarre dal fondo del lago 715 milioni di tonnellate di sedimenti, un'operazione di portata tale da danneggiare irreparabilmente la ricca biodiversità del lago e compromettere per sempre la qualità delle sue acque destinate al consumo umano, all'irrigazione e ad altri usi.
A questa conclusione è giunta Katherine Vammen, esperta di scienze dell'acqua, cui è toccato analizzare quanto scrive l'EIAS riguardo ai sedimenti. Anche se il bacino del Cocibolca è stato compromesso nel corso degli anni a causa dell'uso sconsiderato della terra – il 75% dedicato a pascoli, l'8% all'agricoltura e solo il resto a boschi –, l'acqua del lago continua ad essere adatta all'irrigazione e al consumo umano, grazie a processi di potabilizzazione a prezzi accessibili, ha spiegato Vammen.
Tuttavia, la rimozione di una tale quantità di sedimenti, tra i quali figurano agrochimici tossici e rifiuti organici e chimici di ogni tipo, renderà impossibile qualsiasi altro uso che non sia il passaggio di navi dedite al commercio mondiale.
L'argomento che il Cocibolca sia già degradato è utilizzato dai portavoce ufficiali per giustificare la scelta di dedicarlo al trasporto internazionale. In risposta a questa tesi, lo scienziato nicaraguense Jaime Incer Barquero, consigliere della presidenza della Repubblica sull'ambiente – ma che il governo non sembra tenere in considerazione alcuna – ha dichiarato ad alcuni giornalisti presenti al workshop: «È come se dicessero: siccome il lago è già fottuto, fottiamolo del tutto con il Canale!».
Biodiversità in pericoloIl biologo molecolare e biochimico nicaraguense Jorge Huete ha analizzato quanto scrive l'EIAS sulla biodiversità. Nella regione centroamericana, ha ricordato, Costa Rica e Nicaragua sono i Paesi con maggiore biodiversità, risaltando come nel suo piccolo territorio, il Nicaragua ospiti tra il 7% e il 10% della biodiversità del pianeta.
L'EIAS, ha osservato Huete, ammette che cinque blocchi di biodiversità saranno gravemente colpiti dalla costruzione del Canale, così come 120 mila ettari di bosco saranno distrutti, il 30% dei quali «di alta qualità naturale».
L'EIAS dimostra, dunque, che gli impatti saranno potenzialmente molto grandi, ha proseguito Huete, nonostante le carenze di tale studio, che si è basato su un campione marino del tutto insufficiente, senza approfondire la questione della barriera corallina, né delle reti trofiche microscopiche che alimentano la vita acquatica, e non ha investigato in forma adeguta la ricca fauna del Cocibolca, né considerato l'impatto del Canale sulla pesca artigianale e finalizzata al commercio.
Il Canale non porta sviluppo
L'economista nicaraguense Adolfo Acevedo, cui spettava l'analisi del poco che l'EIAS annota circa l'impatto sociale ed economico del Canale, ha iniziato così il suo intervento: «Ci dicono che qualcosa di così grande come il Canale, in un paese così piccolo come il Nicaragua, avrà un impatto sullo sviluppo tale che il prezzo che dobbiamo pagare sarà solo ambientale».
Per dimostrare, invece, quanto alto sarebbe il prezzo per un risultato così limitato, Acevedo ha analizzato lo sviluppo di Panamá, Paese vicino con un canale costruito un secolo fa. Secondo dati forniti dallo stesso Acevedo, mezzo secolo dopo l'entrata in funzione di quel Canale, l'economia panamegna era simile a quella del Nicaragua e registrava alti tassi di povertà e arretratezza. Solo a partire dal 2000, quando il Canale è passato in mani panamegne, quel Paese ha cominciato a incassare circa un miliardo di dollari l'anno, ma fino ad oggi, le città di Colón e Panamá, alle due estremità del Canale, sono le uniche ad avere una fiorente economia, mentre nel resto del Paese la povertà è simile a quella patita oggi dalla maggioranza dei nicaraguensi.
Secondo Acevedo, il capitolo sull'impatto economico pubblicato dall'EIAS «è privo di fondamento». ERM giustifica tale lacuna asserendo di non aver avuto accesso a dati per perfezionarlo: difficile credere a tale versione, dal momento che sufficienti informazioni si sarebbero potute trovare sul sito web del Banco Central de Nicaragua.
Con grafici e tabelle, Acevedo ha spiegato che i 25 mila posti di lavoro che, sostiene l'EIAS, verranno offerti alla popolazione nicaraguense per la costruzione del Canale, rappresentano soltanto lo 0,7% della popolazione economicamente attiva. E sulla base di altri calcoli, Acevedo ha sostenuto che quando il Canale e anche i vari progetti ad esso collegati (alberghi, zone franche, etc.) saranno entrati in funzione, l'occupazione che verrà creata coprirà solamente il 5% della popolazione economicamente attiva del Paese.
Bilancio idricoIn riferimento agli studi che l'EIAS sostiene vadano realizzati prima di iniziare la costruzione del Canale, sia Acevedo che il resto degli scienziati hanno sottolineato l'importanza di disporre di dati sul bilancio idrico nazionale, per sapere di quanta acqua dolce disponga il Paese.
Gli scienziati hanno manifestato preoccupazione per il fatto che l'EIAS evidenzi la necessità di condurre previamente tale studio per assicurarsi che ci sarà acqua sufficiente e costante per il funzionamento del Canale, chiedendosi al riguardo: solo per il Canale? E per garantire il futuro del Paese non c'è, forse, bisogno di acqua?...
L'esperto di economia ambientale Michael Hanemann ha evidenziato come, da un punto di vista ambientale, in un megaprogetto di tale portata i rischi ambientali durante la sua costruzione siano minori di quelli che si correranno durante il suo funzionamento, dal momento che «il Canale interagirà continuamente con un ecosistema vivente».
In tal senso, Hanemann e altri hanno insistito sul fatto che lo studio su come mitigare i numerosi effetti negativi che il Canale potrebbe causare – e lo stesso EIAS ne cita molti –, appare del tutto irrealistico, essendo basato su presunte buone intenzioni, mentre non prevede alcun obbligo per l'impresa costruttrice né per lo Stato, e non tiene conto dei cambiamenti che sperimenterà l'«ecosistema vivente».
Ad esempio, l'EIAS non ha calcolato gli effetti sul Canale del cambiamento climatico in atto nel pianeta, che in Nicaragua, uno dei Paesi più vulnerabili al mondo in questo senso, si traduce in gravi siccità.
Solo un abbozzo di studio sul dragaggio
Un'altra delle valutazioni incredibilmente superficiali che si leggono nell'EIAS riguarda la profondità del lago, le caratteristiche dei suoi sedimenti e del suo fondale, ai fini del dragaggio.
Basti pensare che in un corpo di acqua di oltre 8 mila chilometri quadrati è stata fatta una sola perforazione in un unico punto del lago, ottenendo così soltanto dati del tutto insufficienti. Gli scienziati sono rimasti stupiti di questo modo di procedere, ritenendo che sarebbero necessari diverse centinaia di profili del fondale per confermare la proposta di dragaggio.
Un'analisi superficiale dei rischi legati a catastrofi naturaliParticolare preoccupazione, poi, è stata espressa dagli scienziati anche per la leggerezza con cui l'EIAS ha valutato i rischi e le minacce di calamità naturali, rispetto alle quali lo studio non ha ritenuto di chiedere il contributo di qualche specialista in materia.
Julio Miranda, ingegnere civile e membro della impresa di ingegneria CH2M Hill, si è dichiarato esterrefatto che l'eventualità di un terremoto, in un Paese altamente sismico come il Nicaragua, sia stata considerata solo in riferimento alle due estremità del Canale e non per tutto il percorso della gigantesca opera.
Ancora più stupefacente è quanto si legge a proposito di un possibile tsunami, la cui onda d'urto è stata calcolata di soli 1,62 metri di altezza, quando è noto che le onde provocate da tsunami possono essere molto più alte. Miranda ha anche osservato come gli eventuali danni causati da sismi siano stati considerati per le infrastrutture verticali – edifici, ecc. –, ma non per quelle orizzontali, proprie di un Canale di queste dimensioni. Inoltre, Miranda ha criticato il fatto che nei grafici proposti da ERM siano stati utilizzati standards cinesi, che non sono validi a livello internazionale. E si è detto oltremodo sorpreso nel constatare come ai rischi vulcanici siano state dedicate soltanto 3 pagine dello studio, per concludere che non vi sia alcun pericolo in questo senso, nonostante sia previsto che il Canale passi a soli 12 km dall'isola di Ometepe, nel lago Cocibolca, dove sorgono due vulcani, uno dei quali attivo.
Nel corso del seminario, gli esperti hanno evidenziato come l'EIAS si dilunghi in descrizioni qualitative ma non fornisca dati quantitativi. In questo quadro, richiama l'attenzione il fatto che gli unici numeri che appaiono ben dettagliati nello studio siano quelli contenuti in un allegato di 10 pagine del volume 13, nel quale si specificano quante migliaia di ettari sarebbero da espropriare in 13 Comuni di 3 Dipartimenti (province, ndr) – Rivas, Río San Juan e Caribe Sur –, anche se il prezzo che HKND sarebbe disposto a pagare per le corrispondenti indennizzazioni è stato cancellato.
«Il Canale non lo faranno, ciò che vogliono è rubarci la nostra terra per quegli altri progetti che sono compresi nella legge (di concessione canalera, ndr). E se la terra non ce l'hanno ancora tolta è perché stiamo lottando», ha affermato un contadino appartenente al Consiglio Nazionale in Difesa della Terra, del Lago e della Sovranità, nella sessione inaugurale del seminario.
La legge canalera n. 840 rappresenta il più grande rischio e minaccia per quei contadini, che sono disposti a continuare a combattere per difendere la loro terra.
Fosche previsioni
Alla fine delle sue 14 mila pagine, l'EIAS delinea cinque possibili scenari. Dopo averli descritti e immaginato di vedere realizzato quello migliore – cioè, che il Canale sia costruito nel rispetto delle norme internazionali –, lo studio lancia però un avvertimento: «Tuttavia, il progetto presenta molti rischi. Se non verrà costruito secondo le migliori pratiche internazionali e non verranno applicate correttamente misure di mitigazione; o se il volume di affari del progetto non venisse raggiunto e i benefici indiretti e indotti che sono stati pronosticati non si producessero a lungo termine; o se la costruzione del Canale non venisse completata, per il Nicaragua potrebbe essere peggio che non fare niente».
Dopo aver analizzato l'EIAS e discusso di questi scenari, all'unisono gli scienziati internazionali e nazionali presenti al seminario hanno convenuto che lo studio sottolinea tutte le preoccupazioni, i timori e i rischi che l'Accademia delle Scienze del Nicaragua aveva già fatto notare nel 2013, senza essere ascoltata dal governo.
Per concludere che l'EIAS, sebbene abbondi in descrizioni «qualitative» dei «molti rischi», non fornisce dati quantitativi che consentano di avere una chiara dimensione del rischio e, quindi, del suo impatto. E che il danno irreversibile che il Canale causerebbe risulterebbe inaccettabile in un Paese la cui maggiore ricchezza è rappresentata dalla sua natura.
Dal momento che nell'EIAS non appare un solo dato, una sola informazione, un solo numero che provi la tesi secondo cui l'impatto netto, sul piano economico, ambientale e sociale, sarà positivo, mentre al contrario lo stesso studio sostiene che il Paese corra gravi rischi con questo progetto, gli esperti hanno concluso i lavori del seminario accendendo una potente luce rossa: fermate il progetto!
Sconcertato per tutto quello analizzato, l'ingegnere Julio Miranda ha aggiunto: «Questa è una questione seria, fate delle verifiche sul campo, alzatevi dalla scrivania».