NICARAGUA / Un anno e mezzo di drammatico scontro politico tra maggioranza sociale e dittatura
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Il braccio di ferro tra il regime e l'opposizione azul y blanco (dai colori della bandiera nazionale) continua.
Da un lato, c’è Ortega, sostenuto da una minoranza fedele che egli è riuscito a rinsaldare ripetendo ossessivamente la menzogna del “fallito colpo di Stato” e la favola della “normalità” già ristabilita; oltre che grazie a prebende elargite a piene mani, a vecchie e nuove lealtà, alla paura di quello che i vescovi hanno definito «un sistema di odio e morte insediato nel Paese». Così, Ortega punta ad arrivare al 2021, quando spera di essere rieletto: allora, potrebbero bastargli anche pochi voti di scarto, qualora l’astensione dovesse essere altissima, a causa del disincanto dell’elettorato e della frammentazione dell'opposizione «spaventata, disarticolata e disintegrata», secondo i propositi dichiarati della vicepresidente Rosario Murillo.
Dall'altra parte, c'è l'opposizione azul y blanco, una maggioranza sociale che rimane ferma nelle sue convinzioni, lotta e resiste in modo civico, nonostante la repressione si intensifichi giorno dopo giorno. Pur tra le difficoltà, essa si avvia a costituire una coalizione di opposizione di respiro nazionale.
Un anno e mezzo dopo l’inizio di questo braccio di ferro, di cui è difficile prevedere l’esito, il deterioramento economico rappresenta il centro della crisi.