«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / Un anno e mezzo di drammatico scontro politico tra maggioranza sociale e dittatura

È dall’Aprile 2018 che la maggioranza dei nicaraguensi sfida l’intenzione della coppia presidenziale Ortega-Murillo di restare al potere a tutti i costi. Il prezzo in vite umane e in termini socioeconomici di tanta ostinazione è elevato. Ciononostante, quella stessa maggioranza sociale che ha fin qui resistito alla repressione, lavora oggi per plasmare una coalizione di opposizione in grado di reggere il drammatico scontro politico con la dittatura.

Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.

Il braccio di ferro tra il regime e l'opposizione azul y blanco (dai colori della bandiera nazionale) continua.
Da un lato, c’è Ortega, sostenuto da una minoranza fedele che egli è riuscito a rinsaldare ripetendo ossessivamente la menzogna del “fallito colpo di Stato” e la favola della “normalità” già ristabilita; oltre che grazie a prebende elargite a piene mani, a vecchie e nuove lealtà, alla paura di quello che i vescovi hanno definito «un sistema di odio e morte insediato nel Paese». Così, Ortega punta ad arrivare al 2021, quando spera di essere rieletto: allora, potrebbero bastargli anche pochi voti di scarto, qualora l’astensione dovesse essere altissima, a causa del disincanto dell’elettorato e della frammentazione dell'opposizione «spaventata, disarticolata e disintegrata», secondo i propositi dichiarati della vicepresidente Rosario Murillo.
Dall'altra parte, c'è l'opposizione azul y blanco, una maggioranza sociale che rimane ferma nelle sue convinzioni, lotta e resiste in modo civico, nonostante la repressione si intensifichi giorno dopo giorno. Pur tra le difficoltà, essa si avvia a costituire una coalizione di opposizione di respiro nazionale.
Un anno e mezzo dopo l’inizio di questo braccio di ferro, di cui è difficile prevedere l’esito, il deterioramento economico rappresenta il centro della crisi.

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