NICARAGUA / Non si vede ancora la luce in fondo al tunnel
Nel terzo anniversario dell’insurrezione civica dell’Aprile 2018, l'opposizione ha inscenato nuovi atti di resistenza e mosso i primi passi verso la formazione di un'alleanza elettorale unitaria. La dittatura ha reagito con un inasprimento della repressione. Sotto le pressioni della comunità internazionale perché le prossime elezioni si possano svolgere in condizioni democratiche, Ortega ha annunciato riforme elettorali di facciata che, in realtà, preludono all’ennesima farsa.
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Tre anni dopo quel “risveglio della coscienza” che Aprile 2018 ha significato per il popolo nicaraguense, innumerevoli segni di resistenza, coraggio e valore hanno confermato che l'opposizione azul y blanco (dai colori della bandiera nazionale) è ancora viva e si batte per lo stesso obiettivo: un cambio di rotta in Nicaragua.
Sulla carta, le elezioni del 7 Novembre prossimo si annunciano come un plebiscito tra Ortega e la maggioranza sociale che lo rifiuta. Ma non sarà così. Ancora una volta, Ortega e tale maggioranza si misureranno in una contesa assai disuguale: il primo, ha tutti i vantaggi dalla sua; la seconda, si è fin qui spesa in estenuanti dibattiti, accordi e disaccordi, che danno, sì, conto della pluralità di visioni emerse nell'insurrezione civica di Aprile, ma che finora non sono approdati ad una unità in chiave elettorale.